Sovraindebitamento: è davvero possibile liberarsi dai debiti con la legge 3 del 2012?

Il sovraindebitamento è una situazione critica in cui l’ammontare complessivo dei debiti da rimborsare supera le capacità di rimborso dell’indebitatoed è una condizione che può interessare tanto i privati quanto gli imprenditori, i lavoratori autonomi e le società.

Il problema del sovraindebitamento è diventato particolarmente evidente soprattutto nel periodo della lunga crisi finanziaria del 2007/2008, quando imprese e privati si erano esposti dal punto di vista debitorio facendo affidamento su una certa capacità reddituale e patrimoniale, che mano a mano si è invece deteriorata (aumento della disoccupazione, perdita del potere di acquisto, abbassamento della produttività e del fatturato, ecc).

Indice

Cos’è la legge 3 del 2012?

Per far fronte a questa situazione drammatica il legislatore ha dunque provato a fornire una via d’uscita ai debiti prima che questi arrivino a distruggere il patrimonio e la vita delle persone. Così, nel gennaio del 2012 è stata approvata Legge 3, ribattezzata dalla stampa Legge Salva Suicidi.

L’esdebitazione era già presente nel nostro ordinamento, ma con questo decreto legislativo è stata estesa a tutti i consumatori ed ai soggetti non sottoponibili alle leggi fallimentari, definendo anche la procedura da seguire (vedi anche Troppi debiti).

Tale intervento legislativo nel corso del tempo è stato via via perfezionato. Nell’ottobre del 2017, ad esempio, è stata fatta una legge delega che ha riorganizzato l’esdebitazione a favore anche dei soggetti sottoposti alle leggi fallimentari, a cui ha fatto seguito il Codice della crisi dell’impresa e dell’insolvenza di cui al d.lgs. n.14/2019.

Anche nel 2023 sono state introdotte novità mirate a rendere più omogenee le linee guida per poter partecipare alla procedura di esdebitazione, sia per attività che per privati, soprattutto rendendo più chiaro a chi rivolgersi per poter avviare l’iter. Tra le novità troviamo anche la procedura familiare che permette a tutti i membri di uno stesso nucleo di fare un’unica procedura.

In questa ottica quindi ci sono stati vari accordi importanti tra i quali:

  • la partenza del progetto RIPARTO – Percorsi di inclusione finanziaria e di accompagnamento per la gestione e soluzione delle situazioni di sovraindebitamento per la ripartenza, co-finanziato anche dal Ministero delle politiche sociali;
  • l’accordo tra CNDCEC e la Fondazione ADR Commercialisti che hanno pubblicato le “Linee guida per la redazione dei Regolamenti degli OCC”. A riguardo è essenziale rivolgere la propria richiesta a uno degli OCC territorialmente competenti, facendosi assistere da un avvocato di fiducia (l’elenco degli OCC si trova sull’apposita pagina del sito del ministero della giustizia).

Chi può accedere alla Legge 3?

Oltre ai consumatori ed ai soggetti non fallibili, oggi possono accedere alla Legge Salva Suicidi anche imprese minori, start up innovative, imprese agricole, enti no profit.

Attenzione: nella procedura di esdebitazione non rientrano:

  • obblighi di mantenimento;
  • corresponsione degli alimenti;
  • il risarcimento extra-contrattuale

Quando la richiesta può essere rigettata?

Anche se si hanno i requisiti minimi necessari per accedere alla procedura per ridurre il sovraindebitamento, non è detto che si riesca a portarla a termine con successo. Ad esempio, se è stata già utilizzata e non sono passati più di 5 anni non si può tornare ad usarla nuovamente. Inoltre può essere rigettata anche nei seguenti casi:

  • esdebitazione precedente concessa ma mancato rispetto del piano di rimborso;
  • essere stati sottoposti ad azione di revoca della procedura;
  • non aver presentato tutta la documentazione necessaria (i casi di omissione specialmente volontaria bloccano subito la prosecuzione dell’iter in qualsiasi fase).


Quali sono le possibili azioni da intraprendere?

L’obiettivo delle varie leggi a riguardo è quello di riorganizzare i debiti in modo tale da renderli sostenibili, il che passa attraverso anche una riduzione dell’ammontare da rimborsare. Quindi, per raggiungere questo obiettivo, per prima cosa è richiesta la formulazione di un programma di rimborso dove vengono inseriti solo una parte dei debiti che si hanno in corso. Come detto, questo principio vale tanto per i soggetti non fallibili e i privati, ma per quanto riguarda poi le condizioni da rispettare e l’iter si aprono strade differenti.

  • Per i consumatori è stato previsto il Piano del Consumatore che presenta una peculiarità importante: se il giudice approva il piano i creditori non possono opporvisi, indipendentemente dalla percentuale che è contraria al piano stesso. Con tale procedura il debitore rimborserà solo i debiti ammessi nei tempi indicati nel programma stesso a prescindere dai ‘crediti’ concordi.
  • Per i soggetti non fallibili invece è stato previsto l’Accordo del Debitore. Anche in questo caso il programma stilato per il rimborso deve essere vagliato dal giudice il quale però non può darne l’approvazione se non c’è l’accordo con almeno il 60% dei ‘crediti’.
  • Nel caso in cui il soggetto indebitato non sia in grado di presentare un piano di rimborso valido, potrà avviare la procedura di Liquidazione del Patrimonio: tutti i beni del debitore saranno messi in vendita e il ricavato sarà utilizzato per soddisfare i crediti. Dopo 4 anni, la parte di debito eventualmente non coperta dalla vendita del patrimonio, su richiesta del debitore, sarà definitivamente cancellata.

N.B. Abbiamo volutamente indicato ‘crediti’ e non creditori per una semplice ragione: si può essere debitore anche nei confronti di un solo creditore con un’esposizione eccessiva, quindi la percentuale va calcolata sul volume totale di debiti da portare nell’esdebitazione.

Come funziona la procedura da sovraindebitamento?

Nel testo originale della legge è previsto che chi voglia dare avvio alla procedura debba rivolgersi ad un Organismo di Composizione della Crisi (OCC). Il primo passaggio è, quindi, sempre quello di rivolgersi alla cancelleria del tribunale di competenza a livello territoriale e avere indicazioni sui riferimenti dei rispettivi OCC o su quali sono gli specialisti accreditati presso il tribunale per seguire la procedura stessa.

Il professionista abilitato garantisce una corretta assistenza grazie a conoscenze e competenze mirate che porteranno, laddove le condizioni lo permettano, a creare un piano “sostenibile” e credibile di rimborso. Il Giudice avrà invece il compito in primis di controllare l’esistenza dei presupposti soggettivi (essere consumatori o soggetti non fallibili) ed oggettivi (perdurante squilibrio tra patrimonio liquidabile e obbligazioni che determina l’incapacità di assolvere ai pagamenti con regolarità) per accedere alla legge per poi valutare il piano proposto ed eventualmente approvarlo.

Quanto si “risparmia”?

Il fatto che il piano di rimborso sia eseguibile in tempi certi e che, soprattutto, sia credibile non definisce a monte una percentuale standard di abbattimento dei debiti. Tuttavia secondo la legge si può arrivare a ridurre fino all’80% dell’ammontare complessivo. Ovviamente questa è la percentuale massima, mentre quella reale sarà determinata dal rapporto tra la capacità di rimborso attuale e la quota di debiti che si deciderà di inserire nel programma di rientro.

La necessità di uniformare le varie linee guida, potenziando le responsabilità degli OCC (istituiti proprio in quanto organismi indipendenti e imparziali) è conseguenza logica delle possibili discrepanze nelle sentenze dei vari tribunali, anche se il risparmio complessivo rimane una variabile. Differenti, in maniera più che sensibile, possono essere infatti le situazioni patrimoniali, il sovraindebitamento familiare e, in generale, il livello di indebitamento degli eventuali richiedenti.

mano che tira fuori persona da pila di pratiche

Cosa è previsto per le aziende?

Alle aziende è stata estesa la possibilità di risolvere il sovraindebitamento in via negoziale, su richiesta volontaria. Possono aderire tutti coloro che sono iscritti al registro delle imprese e che hanno un oggettivo squilibrio tra patrimonio e indebitamento, fatta eccezione di coloro che hanno commesso azioni dolose per arrivare a quella situazione.

Anche in questo caso va nominato un professionista di fiducia che segua le varie procedure per negoziare con i creditori, che dovranno avere un vantaggio rispetto alla procedura concorsuale e fallimentare. Inoltre l’imprenditore, definita la fase di accordo, una volta che la procedura è stata dichiarata conclusa dal giudice, può ottenere l’esdebitazione per avviare una nuova attività senza che i creditori insoddisfatti possano aggredire il nuovo patrimonio.

Definizione agevolata

A livello di definizione di Sovraindebitamento, come evidenziato dalla stessa Agenzia delle Entrate, nei vari interventi rientra anche la Definizione Agevolata dei carichi pendenti. Attraverso questa procedura è possibile saldare i propri debiti col fisco versando solo l’importo dovuto a titolo di capitale e quello dovuto a titolo di rimborso spese per le eventuali procedure esecutive (come ad esempio i diritti di notifica).

Quanto costa la pratica per il sovraindebitamento?

Tra le spese da tenere in considerazione c’è innanzitutto il deposito domanda, pari a 244€ per i consumatori o 366€ per i non consumatori. A ciò va poi aggiunto il compenso spettante all’OCC, a cui si aggiunge un 15% di rimborso forfettario per spese generali. Se, infine, dovesse essere necessario nominare un consulente o un ausiliario, allora dovrà essere messo in conto anche il suo relativo compenso.

Conclusioni

La legge sul sovraindebitamento è riuscita a dare sollievo, per quanto viene riportato dagli organi di stampa, a moltissime persone che ne hanno fatto ricorso. Tuttavia non si tratta di un sistema che permette di eludere le proprie responsabilità, in quanto l’eccessiva esposizione debitoria deve essere oggettivamente dimostrabile e non deve esserci dolo.