Il sovraindebitamento può giungere per numerose cause (mancati pagamenti alle banche, cartelle di Equitalia,debiti di gioco, ecc), a volte collegate tra di loro e altre volte operanti in modo disgiunto. E quando si è senza soldi, riuscire a rimborsare correttamente i propri debiti sembra un’impresa impossibile. In molti casi, invece, ci possono essere degli strumenti utili per risolvere questo tipo di problemi: analizziamo insieme come poter uscire dai debiti.
Partiamo da una delle soluzioni più comuni ed allo stesso tempo più rischiose e cioè il ‘prestito da privati’. Se non viene applicato un tasso usuraio, è infatti legale che dei privati eroghino dei prestiti. Tuttavia, a meno che si tratti di persone affidabili e di fiducia, bisogna essere molto cauti prima di intraprendere questa strada, non facendosi ‘ingolosire’ da proposte di finanziamenti con condizioni che sembrano, almeno sulla carta, molto allettanti.
Tra l’altro, al di là di ciò che viene dettato dal buon senso, nella maggioranza dei casi, si deve necessariamente cercare un aiuto esterno. In quest’ottica, l’intermediazione di un consulente o l’intervento di privati non rappresenta l’unica strada percorribile. Infatti, nel caso del sovraindebitamento ci sono delle leggi che possono venire in nostro soccorso, oppure delle modalità disciplinate dal codice civile, fino alla possibilità di accedere a prestiti ‘speciali’ o a fondi stanziati per aiutare proprio chi è in difficoltà.
Anche quando si parla di debiti con il fisco, la prima cosa è quella di farsi aiutare da un professionista per controllare se tutto ciò che viene richiesto è effettivamente dovuto . Fatto questo, si deve valutare se con la ‘classica’ rateizzazione delle cartelle esattoriali provenienti dall’Agenzia delle Entrate (che ha da alcuni anni sostituito Equitalia) si riesce a far fronte all’intera spesa (sfruttando la durata più lunga per redditi bassi, se c’è il requisito).
A questo si aggiungono le varie rottamazioni e gli interventi come saldo e stralcio, messi in campo dagli ultimi governi proprio per aiutare le persone più in difficoltà nell’onorare i debiti con l’ex Equitalia. I provvedimenti a riguardo sono stati talmente numerosi negli ultimi anni che può capitare di farsi scappare l’occasione giusta per mettersi in regola, ma per evitarlo basta rivolgersi a commercialisti o Caf preparati.
Se l’esito della richiesta (rottamazione, saldo e stralcio, ecc) dovesse essere negativo si potrebbe valutare il Prestito della Speranza (anche in questo caso è possibile richiederlo se si hanno i requisiti richiesti) per risolvere il problema definitivamente. Purtroppo Equitalia è un esattore e non negozia, per cui azioni di saldo e stralcio al di fuori di quelle iniziative che partono dal governo stesso (come accaduto nel 2018 e nel 2019) difficilmente vengono accettate (il Fisco è generalmente aperto a situazioni di accordo solo in caso di enormi patrimoni).
Questa è una delle forme di indebitamento più subdole perché, nella maggioranza dei casi, quando ci si rende conto che è il momento di fermarsi si è già in una situazione di ludopatia abbastanza avanzata. Uscire dalla situazione da soli diventa, quindi, quasi impossibile. E’ comunque possibile trovare aiuto, tramite associazioni ad hoc, che veicolano anche l’accesso a specifici fondi, ma solo per coloro che hanno deciso di cambiare stile di vita e riabilitarsi. Si può chiedere aiuto ad esempio alla Caritas e alle associazioni dei consumatori che mettono in contatto il debitore con i consulenti preposti e aiutano a compiere i vari passi.
Se si hanno difficoltà per pagare le numerose rate provenienti da vari finanziamenti accesi con le banche, si hanno 5 possibilità differenti, a seconda della propria situazione economica. La prima è quella del prestito di consolidamento, accessibile dalla maggioranza delle persone che non vivono anche un deterioramento della situazione reddituale. In questi casi si può destinare una parte dei soldi risparmiati sulla rata da pagare ad un piano di accumulo (così da centrare l’obiettivo di uscita dai debiti e risparmiare allo stesso tempo). Nei casi di reddito ‘ insufficiente’ si aprono invece quattro alternative e cioè:
Con il prestito di consolidamento non si ha un risparmio sui debiti da restituire, ma si accende un finanziamento che assorbe le altre rate. In questo caso si paga una sola rata più semplice da rimborsare, sia perché si tratta di una sola scadenza e sia in funzione di importi più bassi, magari scegliendo una durata un po’ più lunga o un tasso più contenuto.
Se non si è un soggetto finanziabile (per esempio perché diventati cattivi pagatori o protestati) si può accedere ad un risultato simile chiedendo la cessione del quinto, da usare appunto con il criterio di consolidamento (quindi si estinguono gli altri finanziamenti e si paga una sola rata cercando di ‘migliorare’ anche il tasso d’interesse applicato).
In tutti gli altri casi parliamo invece di procedure regolamentate dalla legge, in cui vengono coinvolti soggetti esterni come giudici (come nel caso del piano del consumatore e il piano di ristrutturazione), o dei consulenti specializzati o associazioni dei consumatori (come nel saldo e stralcio).
In tutte e 4 le alternative, per poter ottenere uno sconto sulle somme da rimborsare, bisogna per prima cosa poter dimostrare di avere una oggettiva difficoltà di rimborso (per esempio perché la capacità reddituale si è ridotta rispetto al momento in cui sono stati fatti i finanziamenti) e proporre un piano credibile di rimborso che sia accettato dai creditori. Questo secondo criterio viene meno solo nel caso del piano del consumatore dove è il giudice che stabilisce se il piano di rimborso sia o meno credibile. Se lo accetta, questo diventa obbligatorio per i creditori.