Sia che si tratti di un’azienda che di un privato, quando si arriva ad una situazione in cui ci sono troppi debiti da pagare, la prima cosa da fare è quella di non isolarsi e di chiedere aiuto. Spesso per pudore non se ne parla neppure in famiglia, tra parenti oppure con gli amici, ma in molti casi anche una semplice chiacchierata può aiutare a trovare la soluzione più semplice e più economica.
Poi ovviamente bisogna anche valutare da cosa sono nati questi troppi debiti, così da poter capire come uscirne e cosa fare nel miglior modo (ad esempio se si hanno debiti piuttosto cospicui con Equitalia, se sono legati allo svolgimento di un’attività produttiva o commerciale, o se derivano da un mutuo, da vari finanziamenti, ecc). Ogni situazione e condizione può infatti prevedere la messa in atto di azioni differenti, quindi una volta compresa la causa della difficoltà non si dovrà fare altro che rivolgersi a specialisti più vicini al tipo di soluzione cercata. Vediamo alcuni esempi e le possibili soluzioni.
Spesso capita che una rata che sembrava facilmente sostenibile nel corso del tempo non lo sia più. Può succedere quando cambia in peggio la situazione reddituale oppure quando cambiano le condizioni familiari con un conseguente fabbisogno economico diverso. In tutti questi casi ed ai primi segnali di difficoltà bisognerebbe subito muoversi per ottenere una rinegoziazione del mutuo stesso. Anche se economicamente non è vantaggioso si può proporre di allungare la durata di rimborso senza richiedere ulteriore capitale così da ottenere un abbassamento della rata stessa.
Ma attenzione, molte banche non sono state attente negli anni passati al tasso soglia per cui gli interessi su alcuni mutui possono risultare usurari. Conviene tentare questa strada? C’è da tener presente che il contenzioso con la banca generalmente andrà avanti per 3-5 anni, ma al termine nella maggioranza dei casi si ottiene la restituzione degli interessi pagati in eccesso. Questo permette di ridurre il capitale residuo e di conseguenza l’importo della rata da restituire. Per tutelarsi sarà essenziale rivolgersi a consulenti specializzati, avvocati oppure alle associazioni dei consumatori (come Altroconsumo). E’ buona norma in primis chiedere anche una perizia econometrica: solo se risulta positiva si dovrà decidere se procedere o meno.
Specialmente quando si ha un mutuo difficile da ripagare può essere una via di sbocco, fermo restando che per la durata in cui ci sarà il contenzioso è ugualmente necessario restare regolari nei pagamenti. Solo in alcuni casi particolari è stata ottenuta la sospensione temporanea dei pagamenti, ma si tratta di un’iniziativa che non va mai presa in modo autonoma, ma va sempre eventualmente suggerita dall’esperto che sta seguendo la pratica.
Se invece lo squilibrio economico che è subentrato è dovuto a un evento imprevedibile ed immediato (ad esempio infortunio o malattia grave che va a ledere la capacità reddituale del nucleo familiare, oppure decesso o disoccupazione non volontaria), allora c’è la possibilità di aderire alla moratoria con sospensione del pagamento delle rate per il periodo in cui dura la difficoltà economica entro al massimo i 12 mesi complessivi. E’ necessario seguire l’iter legislativo della richiesta, ed anche in questo caso non bisogna temporeggiare e rischiare di diventare morosi: va attivata subito la procedura e se poi la necessità viene meno basterà interromperla senza prolungarla oltre il dovuto.
Da qualche anno chi ha più prestiti può scegliere di accorparli in una sola rata in modo che la rata di sostituzione che si andrà a pagare risulti minore della somma degli importi dei finanziamenti preesistenti. Il consolidamento debiti funziona quando:
In aggiunta c’è l’operazione di consolidamento davanti al giudice che richiede la presentazione di un piano di rientro, che può permettere di ottenere lo scorporo o la defalcatura di una parte delle somme da restituire ai creditori. Si tratta di una procedura che non viene avviata per somme modeste, e che comunque impone che ci si rivolga a professionisti accreditati dai tribunali di competenza. Stiamo parlando di quello che è stato denominato il Piano del consumatore.
Il Piano del Consumatore è rivolto a quei debiti che non derivano da attività produttive o commerciali, ma per questioni personali o private. Si può attivare la procedura quando l’impossibilità di effettuare il rimborso è evidente ed oggettiva. E’ necessario che il debitore sia e sia sempre stato in buona fede.
Se ci sono questi requisiti, allora ci si deve rivolgere a un professionista accreditato. A questi va consegnata tutta la documentazione necessaria a dimostrare che ci sono le condizioni, i requisiti e le caratteristiche per attivare la procedura stessa. Se già si è usufruito del servizio in passato , bisognerà attendere che trascorrano 5 anni dalla chiusura dell’iter precedente.
Con l’aiuto del professionista si stila un piano di rimborso da sottoporre al giudice. Il piano dovrà essere credibile e sostenibile secondo il parere del giudice stesso, mentre la voce dei creditori è depotenziata in quanto è il giudice che stabilisce l’ammissibilità o meno del piano senza sentire il parere dei creditori stessi. Dalla parte dei creditori ci può essere anche la ex Equitalia o altro agente alla riscossione.
Per somme modeste si può anche cercare di ottenere il prestito della speranza, che passa attraverso la Caritas. Tuttavia l’avvio e l’indirizzamento verso gli uffici preposti viene fatto partire dalla diocesi di appartenenza che valuta le cause che hanno portato ai troppi debiti e se ci sono i margini per un aiuto. Questo sarà di importo diverso a seconda che a farne richiesta siano dei privati oppure delle aziende.
Comunque non è la Caritas che concede la somma di cui si ha bisogno (assolverà la funzione di garante tramite l’istituzione dell’apposito fondo), ma fattivamente si ottiene un finanziamento tramite Banca Prossima. Anche in questo caso l’aiuto verrà concesso solo al verificarsi di specifiche condizioni gravi che possono riguardare lo stato di salute, la perdita del posto di lavoro, il decesso del principale portatore di reddito, ecc.