Credito al consumo: tutto quello che c’è da sapere per evitare rischi

Il credito al consumo è stato oggetto di tantissime riforme, molte delle quali si sono susseguite nell’ultimo decennio, per cercare di riequilibrare il rapporto esistente tra i consumatori (la parte debole) e le società finanziatrici.

Di cosa si tratta?

Il credito al consumo, da definizione, è una sottocategoria della sezione dei finanziamenti che comprende tutte quelle tipologie di prestito che vengono concesse ai privati per esigenze al di fuori dello svolgimento della loro attività lavorativa. Quindi ci rientrano tantissime categorie di prodotti e servizi, come prestiti personali, finanziamenti finalizzati, carte revolving, cessione del quinto oltre che l’apertura di credito in conto corrente (il cosiddetto fido).
Un elemento che non può mai mancare è quello della presenza della rateizzazione, ovvero delle varie tipologie di dilazioni dei pagamenti.

Non rientrano nel credito al consumo e quindi nell’applicazione delle apposite leggi sia come TUB che come Codice del Credito al Consumo (articoli dal 40 al 43 del codice)le seguenti situazioni:

  • i finanziamenti per i quali non si raggiunge la soglia minima o si supera quella massima di importo. Tali cifre sono rispettivamente: soglia minima inferiore ai 200 euro; soglia massima superiore ai 75.000 euro;
  • i casi in cui viene meno un rimborso rateale. Sono quindi escluse le soluzioni che propongono un’unica data per la restituzione anche se posticipata, a meno che questa sia stata posticipata oltre i 18 mesi dalla data di acquisto;
  • nel caso di quei finanziamenti che sono privi di interessi o di altri oneri;
  • tutti i finanziamenti destinati all’acquisto o alla conservazione di immobili (una casa o un terreno), indipendentemente dalla durata;
  • gli sconfinamenti sul conto corrente.

Le novità sul credito al consumo

La grande diffusione del credito al consumo ed il processo espansivo molto veloce hanno provocato due conseguenze: la prima è stata quella di ‘dopare’ il sistema attraverso un’offerta poco trasparente e poco chiara, che a sua volta ha finito con il creare difficoltà ad un’ampia sezione della clientela che si è ritrovata di fronte a contratti firmati senza la giusta consapevolezza, e spesso anche a difficoltà di rimborso.

L’altra è stata una maggiore attenzione da parte degli organi di tutela dei consumatori e degli apparati normativi, che hanno fatto chiarezza e, soprattutto, hanno introdotto delle limitazioni per le banche e le società finanziarie, per tutelare gli utenti. Tra le principali novità sono stati introdotti:

  • l’obbligo di redarre i preventivi con informazioni specifiche e secondo formulari facilmente confrontabili, utilizzando una modulistica omogenea per tutta la comunità europea (modulo secci);
  • la determinazione dei tempi per l’esercizio del diritto di recesso;
  • maggiore attenzione sulle pubblicità ingannevoli.

Tuttavia, proprio a causa dell’elevato numero di contratti che rientrano nella categoria del credito al consumo, sono ancora molte le situazioni sulle quali la legge dovrà intervenire per eliminare situazioni potenzialmente pericolose per i consumatori stessi.

tutela credito al consumo

Come tutelarsi con il credito al consumo?

Nonostante gli interventi normativi, ancora oggi ci sono delle società che non vi si sono adeguate. Per evitare che il farraginoso sistema dei controlli vada a proprio scapito, rimane buona norma quella di riferirsi solo a società solide, con una buona “fama” in termini di correttezza. Requisiti che normalmente coinvolgono grandi società come Unicredit, BCC, Intesa e Bnl, o grandi finanziarie come Agos (che fa parte di Credit Agricole) o Compass (che fa parte di Mediobanca), solo per fare alcuni nomi. Certo è che può essere troppo rischioso rivolgersi alle piccole finanziarie, al di là delle promesse o dei vantaggi che dicono di offrire.

limiti credito al consumo

Limiti di accesso

Per poter richiedere il credito al consumo,è necessario essere capaci di fornire, direttamente o con l’aiuto di garanti e coobbligati, il possesso delle garanzie di cui ha bisogno la banca. Occorre inoltre:

  • avere un merito creditizio positivo (anche in caso di merito assente o neutro si possono incontrare difficoltà nell’ottenere il prestito);
  • avere un’età compresa tra quella minima e quella massima previste dalle politica di credito della banca proponente (in media siamo nell’età compresa tra i 18 ed i 70 anni);
  • non avere un’eccessiva esposizione debitoria (non avere troppi finanziamenti in corso).

La cessione del quinto

Fa parziale eccezione a quanto appena descritto la cessione del quinto, innanzitutto perché si tratta di una tipologia di finanziamento destinato a due specifiche categorie di richiedenti: i dipendenti (statali e privati) ed i pensionati. Poi perchè la cessione del quinto dello stipendio o la cessione del quinto della pensione è generalmente aperta anche ai cattivi pagatori (compresi i protestati) in quanto la restituzione dell’importo avviene con trattenuta a monte dallo stipendio o della pensione (rata max pari appunto ad un quinto dell’importo ricevuto).

Altra sostanziale differenza riguarda l’età massima consentita, che nel caso dei pensionati può arrivare a fine del piano di ammortamento anche a 85/90 anni. Tale valore è comunque a discrezione dell’istituto di credito per cui è essenziale procedere a più preventivi attraverso i quali è anche possibile valutare i tassi offerti. Questi sono alquanto variabili anche in base alla categoria di appartenenza tra statali (che generalmente ottengono le condizioni migliori), dipendenti privati e pensionati.

Nella cessione del quinto dello stipendio di un dipendente privato viene valutata l’azienda per la quale si lavora visto che sarà proprio lei che procederà al pagamento delle rate, tramite erogazione dello stipendio al dipendente. A riguardo, come casistica generale, non vengono ben valutate le aziende in difficoltà economica, quelle con meno di 15 dipendenti od ancora le cooperative e strutture simili.