Merito creditizio: le cose da sapere prima di chiedere un prestito

La definizione di merito creditizio è ormai abbastanza familiare a tutti coloro che si sono avvicinati almeno una volta al mondo del credito. Ma in che cosa consiste e che cosa indica?

Il merito creditizio è un parametro che gli Istituti di credito utilizzano per dare un ‘punteggio’ sul livello di affidabilità di chi richiede un finanziamento. Nel mondo anglosassone si usa infatti il termine di credit scoring ma il principio è lo stesso.

Indice

Perché viene usato dai finanziatori?

Prima di prestare il proprio denaro chiunque vorrebbe avere delle rassicurazioni sulle probabilità che questo venga restituito. Un discorso che non viene meno neppure per gli istituti di credito che offrono i propri prodotti in questo ambito.

Per rendere omogenei i giudizi sul rischio di un prestito ed al contempo per stabilire le condizioni da applicare, i ‘prestatori’ prendono in considerazione alcuni parametri e vi attribuiscono un punteggio.

lista con faccine

Tuttavia dobbiamo subito specificare che questi parametri possono essere leggermente diversi tra loro, sia come numero di ‘classi’ che per punteggio attribuito. Questo in funzione del peso che ogni istituto di credito dà ai vari aspetti analizzati. Ciò spiega il perché a volte le conclusioni di una pratica di finanziamento possono essere molto diverse a parità delle condizioni del richiedente.

Per esempio è assolutamente possibile che una banca A decida di non concedere un prestito personale alla richiesta del consumatore X (prestito rifiutato), mentre la banca B decida di procedere senza particolari problemi. Stesso discorso per quelle tipologie di finanziamento che prevedono l’applicazione di interessi variabili in funzione dell’affidabilità creditizia.

Quest’ultimo esempio ci permette di indicare un’altra caratteristica che risulta importante nel caso del merito creditizio. Oltre a dare un giudizio sulla ‘possibilità di concedere il finanziamento’ (al di sotto di un certo punteggio di tolleranza la richiesta verrà bocciata), le banche e le finanziarie lo usano spesso anche per calcolare il rischio del prestito e in base al livello di rischio decidere i tassi da applicare. Il criterio è semplice: maggiore è il rischio maggiore sarà il tasso passivo applicato.

Come si valuta?

Facciamo chiarezza su un punto: il merito creditizio non va confuso con la reputazione creditizia riportata nella Crif. È vero che una buona reputazione permette di ottenere un buon punteggio (almeno sul piano dell’affidabilità) ma da sola non basta perché nella valutazione del credit scoring subentrano anche altri parametri.

Ad esempio si può essere molto affidabili (ottima reputazione creditizia) ma avere al momento un numero di debiti tale da non dare margine per concedere il finanziamento.

Abbiamo detto che il numero di parametri presi in considerazione per valutare il merito creditizio cambia da Istituto ad altro istituto. Ma attenzione! Ci sono tre parametri che sono sempre valutati e cioè:

  1. storia creditizia del richiedente: questa coincide con la reputazione creditizia. Se si ha una lunga storia, caratterizzata da affidabilità e puntualità nei rimborsi, allora qui si ottiene un punteggio elevato. Non bisogna invece pensare di avere un elevato punteggio semplicemente se si è fatto poco ricorso al credito. Anzi, il punteggio tende a salire se è stato fatto ampio accesso al credito essendo sempre corretti. Coloro che non vi hanno mai o quasi mai fatto ricorso hanno di contro una storia ‘breve’ e bassa reputazione. Infatti è buona norma, prima di chiedere prestiti di importo e durata impegnativi (come ad esempio un prestito da 50000) o un mutuo, farsi un po’ di reputazione anche attraverso l’uso di una carta di credito.
  2. indebitamento attuale: si considera la percentuale di reddito che è già impegnata con altri debiti e prestiti. Se il livello di indebitamento è basso il punteggio attribuito si alza, mentre se è alto tende ad abbassarsi.
  3. situazione reddituale: a riguardo si considera sia la provenienza che l’entità dei redditi. I lavoratori autonomi vedono l’attribuzione di punteggi più bassi rispetto a dipendenti e pensionati e generalmente si parte dall’andamento di più esercizi. Ovviamente ha un suo peso anche la valutazione dei flussi reddituali risultanti dalle dichiarazioni dei redditi e buste paga, oltre all’anzianità nella situazione lavorativa attuale. Infine nel calcolo si considera anche la tipologia di attività svolta e il tipo di contratto di lavoro. In quest’ottica sono logicamente svantaggiati i  dipendenti a tempo determinato.

N.B. L’attribuzione dei punteggi non è identica o univoca, ma quello che conta è il risultato finale del punteggio che complessivamente viene attribuito al merito creditizio.

esempio di rating

Meglio un punteggio alto o basso?

Questo parametro funziona in modo inversamente proporzionale soprattutto all’applicazione del tasso di interesse. Maggiore è il merito migliori saranno le condizioni applicate. Ovviamente anche l’esperienza maturata con una determinata banca o finanziaria può fare la differenza, poiché gli istituti di credito tendono a fidelizzare quelli che considerano dei ‘buoni clienti’.

Stesso discorso per quanto riguarda il patrimonio investito presso l’istituto di credito ove si procederà alla richiesta. Un elevato patrimonio potrebbe infatti permettere un esito positivo della pratica anche in caso di un credit scoring piuttosto basso a causa ad esempio di altri finanziamenti già in corso.