Il prestito rotativo è una tipologia molto specifica di finanziamento che riguarda soprattutto le erogazioni di prestiti a tassi agevolati riservati all’avvio di attività (un esempio lo troviamo con il Fare Lazio della regione Lazio che è un Fondo Rotativo sul piccolo credito).
A volte lo si può confondere, a causa delle modalità di funzionamento, con il credito rotativo, che sfrutta la modalità ‘revolving’ e che per sua natura è rivolto ai consumatori (quindi principalmente per sostenere spese di carattere personale).
Questa sovrapposizione dipende da un funzionamento simile a una prima occhiata, anche se di fatto si tratta di una verità parziale. Cerchiamo di fare chiarezza.
Per prima cosa occupiamoci del ‘prestito rotativo’. Come accennato, questi finanziamenti, destinati a bisogni di liquidità da parte delle aziende, vengono concessi generalmente tramite la partecipazione a bandi, che con i loro regolamenti indicano in modo preciso chi sono i destinatari, i requisiti necessari, le somme concedibili, le spese ammissibili e i termini di presentazione della domanda.
Ma come funzionano e soprattutto perché si chiamano così? In realtà è il fondo ad avere una funzione ‘rotativa’ ovvero a mano a mano che le aziende restituiscono le somme dovute queste tornano disponibili per finanziare nuovi progetti di altre aziende.
Quindi non bisogna pensare che abbiano sempre un funzionamento simile al prestito revolving vero e proprio, perché dalla prospettiva dell’azienda si tratta di un ‘debito’ che va spesso interamente saldato alla pari di un normale prestito (nelle modalità e condizioni previste dai bandi, fondi di garanzia, ecc).
Si tratta nella maggior parte dei casi di fondi a tassi agevolati oppure a fondo perduto solo per la parte degli interessi, mentre è quasi sempre prevista la restituzione della quota capitale.
Un’eccezione si può avere con alcune tipologie di finanziamento liquidità destinato alle aziende (spesso per il settore agrario), dove l’erogazione della somma è fatta da banche che hanno determinate convenzioni con enti che fungono da ‘enti di garanzia’ (come nel caso di Cofidi con il Banco popolare, UniCredit, ecc).
In questi casi possono essere concesse delle vere e proprie linee di credito rotativo. Tuttavia bisogna sempre rientrare in specifici requisiti per farne richiesta.
Passiamo ora ad analizzare il credito rotativo spesso indicato anche con il nome di credito revolving o prestito revolving. Come già detto i destinatari sono i privati, e la motivazione della loro richiesta deve essere spesso ristretta al solo campo di acquisti personali (vedi ad esempio CreditLine Amazon).
Il funzionamento è lo stesso attribuito alle più note carte revolving: con la restituzione delle varie rate, la sola quota capitale ripristina progressivamente la linea di credito spendibile.
Quindi chi ha ‘ottenuto’ la linea di credito ha potenzialmente una riserva di liquidità sempre fresca e utilizzabile. Questa è variabile in base alla la linea di credito accordata previa valutazione da parte dell’istituto di credito (parliamo comunque di un finanziamento vero e proprio).
La somma disponibile è logicamente al netto delle somme utilizzate e ancora impegnate (perché non restituite). La linea è generalmente a tempo indeterminato anche se potrebbero non mancare eccezioni da valutare in base alle proprie necessità.
Questa tipologia di prestito può essere inoltre ‘collegata’ in alcuni casi alle stesse carte di credito revolving quando per esempio queste ultime offrono la possibilità di spostare una parte della somma del fido della carta di credito su un conto collegato con giroconto o bonifico, rendendo la linea utilizzabile anche senza l’uso diretto della carta.
Come già evidenziato più volte, nel caso del Prestito Rotativo l’azienda deve essere in possesso dei requisiti indicati nei bandi, nelle convenzioni ed in generale nei regolamenti preposti.
Ci sono delle società che possono aiutare nella cernita dei bandi, nello sviluppare i business plan richiesti, o i riassuntivi delle spese sostenute o da sostenere. Altrimenti bisogna leggere con attenzione i vari regolamenti e quindi presentare il materiale necessario di conseguenza.
Nel caso del prestito revolving invece bisogna avere dei requisiti davvero minimi. Quello più generale è l’avere la maggiore età e non aver superato l’età massima che però dipende dalla società emittente (quindi va vista caso per caso con una media che si aggira intorno ai 75 anni).
Inoltre bisogna essere residente o domiciliato in Italia (anche in questo caso bisogna riferirsi alle condizioni disposte dalle differenti società di credito) ed avere un conto con Iban idoneo all’addebito delle rate di rimborso. Anche se non mancano eccezioni è generalmente richiesto un reddito dimostrabile (spesso non elevatissimo).
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Un’altra condizione che generalmente richiesta è quella di un reddito dimostrabile, che non necessariamente deve essere rappresentato da una busta paga (ciò permette la richiesta anche a lavoratori autonomi o chi percepisce ‘redditi diversi’ purché siano dimostrabili).
La dimensione sulla quale non c’è possibilità di sbagliare tra le due categorie trattate all’interno dell’articolo è quella sul ‘costo’ in termini di interessi che si vanno a rimborsare.
Nel caso del prestito da fondo rotativo i tassi sono frequentemente azzerati o comunque proposti a condizioni agevolate. Nel caso del prestito revolving invece il peso della voce dei costi complessivi (il Taeg) rischia di essere molto elevato, in alcuni casi anche prossimo o addirittura superiore al 20% (il Tan è invece spesso azzerato facendo cadere nell’errore il richiedente di avere di fronte un prestito a tasso zero).