Il periodo di crisi economica dovuto prima alle difficili condizioni di ripresa dell’economia, e poi all’onda d’urto della pandemia ha portato a un abbassamento dei tassi di interesse. La cessione del quinto, come gli altri finanziamenti, ne ha beneficiato logicamente per quanto riguarda il lato dei richiedenti.
In questo articolo vedremo se le novità degli ultimi periodi hanno saputo mantenere lo stesso trend in discesa o se si è verificata qualche inversione. Detto questo, per prima cosa cerchiamo di capire perché affidarsi alle cessioni del quinto, piuttosto che ai prestiti finalizzati (credito al consumo) od ancora ai prestiti personali.
Per capire il rapporto che ci può essere tra le differenti tipologie di finanziamento dobbiamo sempre partire dal principio del rischio: maggiore è il rischio maggiore è il tasso associato. In particolare la cessione del quinto è un prestito che ha elevate garanzie dovute al fatto che la rata viene prelevata a monte direttamente dallo stipendio del dipendente o dalla pensione (nel caso dei pensionati). Non è quindi il finanziato a occuparsi del rimborso e per questo le cessioni sono sfruttabili anche da cattivi pagatori e possono accedervi anche i protestati (vedi anche Prestiti per protestati con o senza cessione del quinto).
Quindi come linea di principio i tassi sulle cessioni del quinto dovrebbero essere minori rispetto a quelli applicati su un prestito personale. Sul prestito finalizzato il discorso è più complicato, anche perché è più facile trovare promozioni che servono proprio per rendere la vendita di un bene più allettante (per esempio i tassi promozionali per la vendita di auto, o per quella di elettrodomestici, ecc) fino ad arrivare al tasso zero.
La struttura del contratto della cessione del quinto non ha subito grandi cambiamenti dalla prima decade del 2000 ad oggi, considerato che eventuali modifiche richiedono l’intervento del legislatore, per cui dopo la sua estensione ad altre categorie prima escluse (come pensionati e lavoratori dipendenti privati) è abbastanza improbabile che si torni nuovamente a regolamentarne il funzionamento e le caratteristiche (vedi anche Come calcolare la quota cedibile).
Invece per quanto riguarda i tassi praticati, a partire dal finire del terzo trimestre 2015 si è consolidato un andamento positivo per coloro che hanno seguito in questi ultimi anni le procedure di richiesta della cessione del quinto dello stipendio o della pensione. Oggi (11 marzo 2021) possiamo riscontrare che non c’è stata una inversione di tendenza.
Dobbiamo fare una premessa. A differenza di quanto accade per i mutui, nel caso dei tassi sulla cessione del quinto non esiste un osservatorio che traccia il trend storico del loro andamento. Per cui dobbiamo basarci sul Tegm, ovvero i tassi medi rilevati trimestralmente dal Ministero del Tesoro.
Sotto questo punto di vista, per quanto riguarda gli ultimi tre trimestri i tassi medi rilevati non hanno dato forza alle voci, e di conseguenza alle paure, di un possibile aumento, dovuto ad una impennata della domanda che, in ogni caso, hanno confermato a livello numerico le cessioni del quinto di gran lunga privilegiate rispetto ad altre forme di prestito. In particolare per quanto riguarda l’offerta riservata alla propria clientela da banche e finanziarie, nell’ultimo trimestre (dal 1 luglio al 30 settembre) i tassi medi rilevati sono stati:
Di conseguenza ci sono state variazioni che hanno interessato anche i tassi medi della cessione del quinto inps. Sicuramente positivo, visto che a riguardo sono interessati proprio i pensionati, intenzionati alla richiesta di questa tipologia di prestito.
Per l’esattezza i dati dei tassi Tegm Inps a seconda delle fasce di età coinvolte sono i seguenti (Data: 11 marzo 2021).
Per importi inferiori ai 5 mila euro:
Per importi maggiori di 5 mila euro: