Prestito peer to peer: pro e contro del social lending

Un fenomeno in ascesa che, dati i risultati ottenuti, non può essere più considerato la ‘moda del momento’. Questo in sintesi è quanto di meglio oggi può definire l’espansione del social lending, anche indicato con la definizione di prestito peer to peer (od ancora, anche se non sempre a proposito, con ‘prestito tra privati’).

Nell’ordinamento italiano esiste una regolamentazione precisa sul prestito tra privati in senso stretto, che tuttavia non va confuso con il social lending, che segue delle modalità e delle regole più simili a quelle applicate al prestito bancario, non da ultima l’offerta dei suoi “prodotti” solo tramite società che hanno ottenuto le adeguate autorizzazioni, e che quindi sottostanno alla vigilanza della Banca di Italia.

Il social lending: opportunità di guadagno o di risparmio?

In Italia si tratta di un fenomeno molto giovane, se paragonato all’esperienza che è stata maturata in Paesi come UK e Usa, tra i primi a farvi ricorso. Il che ha portato anche ad aspetti positivi, avendo portato ad un prodotto tipico dei prestiti personali, già scevro di sbavature ed imperfezioni tipiche delle situazioni ancora acerbe. Le ragioni che hanno portato ad un successo crescente, sono da ricondurre agli aspetti positivi collegati sia ai prestatori che ai finanziati (vedi anche Prestiti tra familiari).

I primi hanno la possibilità di guadagnare in modo legale sugli interessi che vengono corrisposti tramite la restituzione delle somme prestate, beneficiando allo stesso tempo di:

  • diversificazione e ripartizione del rischio;
  • nessun contatto diretto con il finanziato;
  • ridotte difficoltà per la gestione del o dei finanziati.

Coloro che vengono finanziati ottengono invece le somme di cui hanno bisogno, in modo trasparente ed a tassi accessibili, e soprattutto possono farlo anche se non hanno una reputazione consolidata creditizia, grazie alla soluzione del finanziamento per “progetti”.

Come funziona il social lending?

Ci sono sempre tre parti. Quella centrale è rappresentata dalla piattaforma online (gestita o di proprietà di un istituto di pagamento o società finanziaria regolamentata ed autorizzata), a cui, chi vuole fungere da prestatore o chi vuole essere finanziato, si deve solamente registrare (logicamente nella rispettiva area di interesse).

L’intermediario svolge tutte le formalità, tra le quali c’è la determinazione del “rating” di affidabilità che viene attribuito ai finanziati ed ai loro progetti, e sulla base del rating si ha la definizione del tasso di interesse che questi dovrà pagare. Allo stesso tempo, chi vuole prestare denaro ha la possibilità di scegliere il grado di “rischio” e quindi il relativo interesse o rendimento che può derivare dall’acquisto di quote di prestito, stabilendo anche l’ammontare complessivo di quote che intende coprire.

Non è del tutto corretto dire che il social lending non prevede commissioni, in quanto la società che funge da intermediario prende una sorta di provvigione, che comunque rimane molto bassa. Tra le principali società che ancora operano nel mercato ci sono Smartika e Prestiamoci.

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Guida al Social Lending
BLender
Smartika
Soisy
Prestiamoci